Tirrenia, ultimo giro di giostra: si va definendo la nuova compagine azionaria di Cin che dovrebbe acquistare i traghetti di Stato senza incorrere - come già successo - negli strali dell’Unione europea che sorveglia sul rispetto delle regole a tutela della concorrenza. Della squadra dei nuovi acquirenti dovrebbe entrare a far parte anche Luigi Negri, imprenditore del porto di Genova. Dopo un anno e mezzo, il quadro sembra vicino a una nuova ricomposizione, forse quella definitiva dopo che, nelle settimane scorse, gli armatori Gianluigi Aponte e Manuel Grimaldi hanno scelto di farsi da parte. Soprattutto nel caso di Aponte l’Unione europea aveva infatti avanzato pesanti dubbi sulle conseguenze per la concorrenza dal momento che l’imprenditore di Sorrento controlla già Gnv e Snav.
Le ultime indiscrezioni parlano di una Cin così composta: un terzo rimarrebbe alla Moby di Vincenzo Onorato, armatore e partner stratega (così l’ha definito Aponte), un terzo sarebbe appannaggio dei fondi di private equity Vsl Palladio Finanziaria, Clessidra e Vertis mentre l’altro terzo sarebbe suddiviso tra il Gruppo Investimenti Portuali che fa capo all’imprenditore genovese Luigi Negri (20%) e per il restante 13%, a Shipping Investment del napoletano Francesco Izzo, vicepresidente di Confindustria Napoli, un’azienda storica di arredi navali. Sembra fallita definitivamente la partecipazione della Regione Sardegna che pur era stata ufficialmente invitata da Cin e dallo stesso Onorato ed alla cui presenza lo stesso governo aveva fatto intendere di essere favorevole. Ma, dal presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci non è arrivata alcuna risposta. Fin qui le indiscrezioni.
Contattato telefonicamente, l’amministratore delegato di Cin Ettore Morace non smentisce e non conferma. Già oggi comunque si dovrebbe saperne qualcosa di più anche perché i tempi stringono: tutti i passaggi dovrebbe concludersi entro il 21 giugno, data fatidica in cui l’Antitrust europea dovrebbe dare il suo verdetto definitivo. Per altro non c’è solo il problema della compagine azionaria: l’ostacolo più grande riguarda i 380 milioni di aiuti ricevuti negli anni passati che il nuovo acquirente, avvisa Bruxelles, potrebbe essere costretto a restituire in quanto irregolari. Se così fosse, è chiaro che non ci sarebbe nessun acquirente disponibile. Secondo i termini dell’intesa firmata con Cin, Tirrenia sarebbe ceduta al prezzo di 380 milioni, a fronte però del riconoscimento - Ue permettendo - di contributi pubblici per i prossimi otto anni pari a complessivi 576 milioni.
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