Il 19 luglio alle 18.40 si è conclusa la vicenda, durata quattro anni, della privatizzazione della Tirrenia, con il passaggio della flotta di Stato alla Compagnia italiana di navigazione (Cin). L’atto è stato sottoscritta dal commissario straordinario di Tirrenia, Giancarlo D’Andrea e l’amministratore delegato di Cin, Ettore Morace. La compagnia è stata acquistata per 380 milioni di euro, la prima tranche pagata alla consegna della società (200 milioni di euro, circa 190 finanziati da un consorzio Unicredit-Intesa Sanpaolo), altri 180 in rate successive. La convenzione con il ministero dei Trasporti dura otto anni ed è vincolata al pagamento, da parte dello Stato, di 576 milioni di euro dilazionati in questo periodo di tempo, per poter garantire i servizi di continuità territoriale (la missione di Tirrenia infatti è quella di collegare l’Italia a Sardegna e Sicilia anche nei periodi in cui non conviene economicamente, come l’inverno). Gli armatori della cordata Cin si fanno carico anche dei 1.600 dipendenti della flotta di Stato, che sono coperti da clausola sociale - non possono cioè essere licenziati - per i prossimi due anni. Cin acquisisce così il marchio Tirrenia, la flotta da 18 navi e le partecipazioni in società del settore marittimo. «Con questo atto - spiegano dal ministero - si chiude in modo positivo la complessa e difficile procedura nazionale di privatizzazione della ex Tirrenia, che nel corso degli ultimi anni ha visto la cessione separata di diverse attività riguardanti parte dei collegamenti marittimi con la Sicilia, le rotte regionali verso le isole minori e ulteriori asset importanti come le grandi navi veloci. La convenzione recepisce le indicazioni dell’Antitrust italiano, che ha valutato positivamente l’operazione di cessione della ex Tirrenia in amministrazione straordinaria a Cin». La cordata è composta da Moby (40%), Clessidra (35%), Gip (15%) e Shipping Investments (10%).
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